Una volta c’era il RAGIONIERE
Una
volta c’era
il RAGIONIERE. Ogni cantina non poteva farne a meno e, anche adesso,
di sicuro, in ogni cantina c’è un ragioniere, ma non lo stesso
tipo di ragioniere di un tempo.
Il
Ragioniere a cui faccio riferimento -
parlo
di circa 30 anni fa - era
deputato a fare gli ordini, a correggere le bozze, a criticare e a
sentenziare sulla grafica delle etichette.
Il
Ragioniere di una volta, a noi dello Studio, ci voleva tanto bene o
ci odiava senza minimamente nasconderlo.
Questi
usava la penna rossa; tracciava punti interrogativi senza appello (e
senza spiegazione) sulla carta e faceva da filtro tangenziale tra noi
e la proprietà.
Egli
tagliava i costi e ogni velleità
grafica;
voleva più di due preventivi e quando lo cercavi, immancabilmente
era in ferie o era appena andato a casa.
La
Cantina chiudeva alle dodici spaccate e alle 17:00 dovevi sbrigarti
perché
era
vicina l’ora
di andare tutti fuori; anche noi rompipalle.
Il
ragioniere sapeva di conti, di normative, di preventivi…
era
davvero il braccio destro in Cantina, ma
non sapeva vendere nemmeno un cartone di vino.
Per
restare qui da noi, in zona ora patrimonio dell’Unesco tra
le Colline del Prosecco Superiore, ogni Cliente un tempo vantava
almeno 5 versioni di Prosecco. Per una Cantina, una volta, ne abbiamo
contate perfino sedici varietà
tra
i diversi formati, le diverse gradazioni zuccherine, le diverse
chiusure: a vite,
a
corona, tappo raso, tappo spago, tappo fungo con capsulone in
polilaminato, ma anche in stagno e su diversi tipi di vetro a seconda
del mercato. Persino quelli blu che in Germania piacevano tanto,
tanto.
Troppe qualità, troppa offerta ad avvilire la scelta che lasciavano spazio agli sprechi o agli investimenti al buio nella speranza che il buyer rimanesse fedele.
Certo
il Ragioniere non aiutava nella customer
retention,
specie se i Cliente era foresto:
il ragioniere teneva la contabilità
ed
era sempre arrabbiato con i clienti della Cantina. Il Ragioniere non
parlava inglese, non perché
a
scuola non lo avesse studiato, ma perché
era
un vezzo lasciato a chi si svaporava nel viaggiare, a chi aveva tempo
da perdere e poteva perderlo a trattenersi alle fiere, o al
ristorante, o semplicemente rimanere a conversare al telefono seppur
fosse in inglese. Tanto c’era
il Ragioniere a tenere il conto delle spese e dei pagamenti; i
contatti erano numeri sui fogli Excel, chi nella colonna “attivo”
e
chi in quella “passivo”:
quella sì che era brutta gente.
Il
Ragioniere ti estorceva lo sconto o la promessa di uno sconto futuro;
era una promessa fatta col sangue a cui non potevi sottrarti, nemmeno
quando ti appellavi alla proprietà
per
una “mano
sul cuore”.
Quella mai!
Ad
un certo punto il ragioniere ha mostrato un certo cedimento.
La
segretaria si è sdoppiata o triplicata e lui ha trovato rifugio nel
suo ufficio finalmente allontanato da tante inutili distrazioni.
Al
posto del ragioniere sono arrivati i responsabili Marketing (di cui
modestamente, sulla carta, faccio parte anch’io).
Eh beh, tutta un’altra
storia!
Il
responsabile Marketing se era uomo,
in genere, usava un suo sistema infallibile per decidere la
suddivisione corretta delle linee di vini e la loro veste grafica: il
sistema detto spannometrico.
Detto anche “me
piase/non me piase”.
All’arrivo
del titolato all’ufficio
marketing, la Cantina era costretta a rinnovare tutta la linea. Si
rifaceva il marchio, si cambiava rotta e non sempre posso dire che
questi cambiamenti fossero del tutto sbagliati.
Gli
anni ’90
sono stati gli anni di grandi sperimentazioni sia sul piano
dell’immagine
che sul piano tecnico.
Epocale,
è stato, il passaggio dall’acqua
e colla al sistema di etichettatura autoadesiva.
Le
tipografie hanno incominciato a fare ricerca. Noi grafici a spingerci
oltre solo per il gusto di stupire, per mostrare unica la Cantina
Cliente a stretto giro di gomito con il responsabile Mkt che, più
che di analisi di mercato e di tendenze, si occupava del suo
portfolio clienti come direttore alle vendite, senza curarsi, con la
corretta lungimiranza, del loro definitivo mercato di sbocco: bastava
che il diagramma di redditività fosse solo ascendente.
Il
dualismo, la contrapposizione Horeca vs Gdo era basata sui numeri di
pezzi, sui pallet o sui cartoni venduti. L’ufficio
mkt non conosceva, all’epoca,
la scienza che studia il comportamento del consumatore, le
motivazioni all’acquisto,
cosa ti spinga alla scelta di un vino piuttosto che di un altro.
E
se poi al Marketing era addetta una donna?
Mi
tocca dirlo: un disastro.
Donne
con le palle, donne svampite, donne assenti con la testa e donne
capaci, tutte, una volta diventate responsabili Mkt, diventavano
superficiali, approssimative, indifferenti alle scelte grafiche quasi
che fosse mostrare al mondo maschile una sorta di debolezza.
La
responsabilità era
dello Studio
Grafico:
eravamo noi Francescon e Collodi
a dover garantire
la
qualità
di
stampa e le vendite. Dovevamo adattarci al materiale scelto dalla
donna Mkt in fatto di vetri e di tappi ed eravamo sempre noi a
doverci
destreggiare tra i gusti assurdi e le assurde pretese dei rampolli
della proprietà
o
di Siore
“Parone”,
sempre fresche di parrucchiere, messe lì a dare il loro parere
estetico che si riassumeva di fatto così:
“A
mi non me piase mica!”.
Oppure,
parole testuali:
“Ma
mi come faso a farghe capir el me colorin?”.
La
donna Mkt doveva viaggiare ed accompagnare il suo titolare a tutte le
fiere del vino in ogni angolo del globo.
La
donna Mkt, sì che parlava le lingue, anche il russo e il cinese. Era
ritenuta bravissima e capacissima e lei lo sapeva bene.
Una mattina, una di queste donne in carriera lanciate a mille, invece che indicare le etichette con i numeri riportati sul file, le chiamava: “quella color cappuccino”, “quella rosso fragola” e “quella color cioccolato”. Poverina, moriva di fame, ne sono certa.
Arrivati
agli anni dieci del secondo millennio, tra uomo e donna mkt non ho
avvertito più alcuna differenza. Lo stesso distacco da entrambi i
generi, la stessa indifferenza alla poesia
del segno.
Per
loro la scarpa e la borsa alla moda erano il vero “segno”
distintivo.
Il computer portatile saliva in treno con loro, in aereo e si
lasciava aprire anche sulla tovaglia del ristorante. Erano persone
sempre connesse; sempre a picchettare sul telefonino anche qui da noi
in sala riunioni mentre si discutevano le sorti della Cantina.
Una volta ho sorpreso una donna che giocava a carte col suo cellulare, mentre ci diceva di preferire una bottiglia light perché tutto era light e lui, l’altro responsabile Mkt, mentre ascoltava, vantava un curriculum di tutto rispetto sul suo blog personale: “laurea: Bologna”. Poverino di certo ha studiato il “tutto-città” della Dotta, la Grassa e la Rossa. Saprà mai di che città gli parlo??
Col
passare del tempo, l’ufficio
Mkt ha sentito la necessità
di
attorniarsi di giovani figure web
social specialist
e di figure grafiche interne. Un vano tentativo per togliersi di
dosso i noiosi e complicati Studi Grafici che sono sempre pronti a
trovare ostacoli là
dove
il flusso generativo di vendite deve scorrere sicuro e senza intoppi;
là dove le relazioni con il mercato estero sono fatte di sottili
piacerie,
di ammiccamenti al limite della decenza e negare qualcosa, perché lo
Studio ha detto impossibile, È IMPOSSIBILE.
Se il mercato chiede etichette lenticolari occorre trovare un fornitore capace di farti la metà della metà del prezzo imposto. Se non ci riesci sei un grafico incapace.
Ora
siamo nell’era
dei giovani grafici, presi da qualsiasi contesto. Il metodo Chatmat
non deve stupire nessuno e il font più evidente è voluto proprio là
dove
il legislatore vieta parole come “selezione”
e “rubino”.
Il giovane grafico di Cantina ti sciorina parole come Body
Copy
anche in riferimento alla retro etichetta e fa una confusione
terribile tra Logo, Marchio e Brand. Egli vuole la parola Prosecco
scritta MOOOOLTO più grande;
più
grande dell’etichetta
stessa, più grande della bottiglia, ma sopratutto più grande di
Conegliano e Valdobbiadene
che ne sono il territorio di Origine Controllata e Garantita.
Per
l’ufficio
mkt, che adesso ha un reparto grafico, il disciplinare, tedioso e
pieno di parole scritte (senza le figurine), è lasciato studiare
solo da noi creativi del mondo del vino. Il pantonario
è la palette che si usa per scegliere lo smalto per le unghie e
sentir parlare che occorrono dima, fustelle o file vettoriali è il
massimo della rottura di scatole.
Il
Markettaro moderno usa anche il pollice per scrivere su qualsiasi
device, ma ha dimenticato le buone maniere e l’ortografia.
Gli errori/orrori non solo fanno rabbrividire le brave persone che
leggono, ma rendono, a volte, incomprensibile l’intero
messaggio. Cito di sana pianta: “Bello
meno tappo mc ds”.
Voi cosa capite? Io cosa devo fare? L’empatia
ha fatto la stessa fine della punteggiatura?
Il Markettaro moderno non legge e nemmeno guarda gli allegati. Sentenzia e chi se ne frega!
Adesso
prendo fiato.
Esiste,
sì che esiste la categoria con cui si può finalmente lavorare e
dialogare come si deve.
Sto
parlando di LUI, o di LEI, che la cantina la amano, la soffrono, la
vivono anche di notte. Sto parlando dei proprietari che fanno il
mestiere sporco di Cantina, che sollevano i cartoni, che tornati
dalle fiere, ancora prima di arrivare a casa, sfogliano i biglietti
da visita ricevuti; si fanno venire delle idee e ci chiamano, magari
tardi la sera o al mattino presto, tanto siamo diventati amici e non
si avverte alcun disagio.
Esistono
persone che rimangono
sveglie
nonostante stiano sognando il loro vino, la loro etichetta e il loro
mercato. Persone accorte al minimo dettaglio, a cui nulla sfugge.
Persone con le quali il lavoro diventa un dialogo fluido e ricco di
spunti e dove gli ostacoli da superare diventano il pregio di tutto
il segno, di tutta l’idea.
Di
solito sono proprietari da poco e di un’età,
nella media, attorno ai quarant’anni.
Provengono da mestieri diversi, ma ci credono veramente nella zolla
cesellata attorno al ceppo.
Studiano,
approfondiscono, si fanno consigliare e condividono con noi emozioni
e preoccupazioni.
Scrivono
e-mail comprensibili divise bene per punti. Vengono in affiancamento
a vedere gli avviamenti stampa. Creano team di lavoro tra
specialisti. Avvisano per tempo delle loro scadenze e sopratutto
pianificano.
Oh,
che bella cosa, un chiaro programma da seguire!
Assieme
si creano i due binari e la rotta è segnata fino al primo step; poi
fino al secondo e poi si arriva preparati al Vinitaly,
senza il fiato corto, senza l’errore
maledetto, senza compromessi e senza pentimenti dell’ultimo
minuto.
Beata
la giovane Cantina! Beata la gente che usa il cervello assieme a
tutti i cinque sensi: ho detto
TUTTI,
però!
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